giovedì 24 luglio 2008

Grigio, verde e rosso.


Ogni tanto – come molte persone, del resto – sento il bisogno di mettere…. Un punto? No, troppo, una virgola nello scorrere del tempo, una breve pausa, un’ora, mezza, basta poco, in effetti. Serve a togliere gli occhi dal tritacarne quotidiano, dalla fretta, dalle solite cose, dal rumore…. Prendo l’auto e vado a fare un giro. Breve, comunque.
Tra la città dove abito – Prato – e Pistoia ci sono circa 18 chilometri e tre percorsi possibili. Uno, quello che amo maggiormente, parte proprio da casa mia. E’ una strada che fiancheggia la collina, la corteggia da una parte, e dall’altra è praticamente pianura. A destra, partendo da casa mia, superato l’abitato di Montemurlo, si segue il fianco dei poggi accompagnati quasi sempre da un muro di pietre bianche che sale e scende continuamente, e mostra colture a ulivo, grandi case di campagna, ville e fattorie, scalette ripide che dalla strada salgono a giardini nascosti e leoni di terracotta con la pelliccia di muschio che fanno la guardia ai cancelli dall’alto dei portali più maestosi. Case abbandonate rimangono con gli occhi delle finestre aperte a fissare i passanti e mostrano scampoli d’interno, tra poster attaccati ai muri e pareti azzurre, e sembrano ricordare ai viandanti che un tempo son state tetto sicuro, rifugio, riparo, luogo di gioia e di pace. Che hanno visto giochi di ragazzi, e donne curare i fiori, aspettando la sera un ritorno. Spesso s’incontrano file di palme, di ulivi, di cipressini, e cespugli di bosso tagliati in fogge strane. Son i vivai di Pistoia che s’apron la strada verso Prato, e mostrano la pianura incombente, nell’ultima parte di quella che ormai si chiama “Chocolate valley” .
In questa strada mi piace ammirare il passare delle stagioni e il cambiare dei giorni, il crescere dell’erba a primavera e l’abbassarsi d’estate sotto il sole bruciante, il piegarsi dei rami contro il vento e la terra brulla e dura d’inverno.
Ma la meraviglia mi colpì un giorno, uno di questi giorni, era quasi al tramonto. Da sopra al muro che segue la strada un ciuffo d’erba si affaccia, si stacca. Proprio lì un bellissimo papavero solitario si mette in mostra, si sporge, chiama. La pietra del muro, appena grigia, sostiene tutto e fa da sfondo. Il grigio della pietra, il verde puro dell’erba, il rosso semplice e perfetto di un papavero, insieme come fosse una composizione still life. Sembrava mi aspettassero. Anzi, sono convinto, erano lì per me.
Li ho cercati ancora, ma non li ho ritrovati, meraviglia di un attimo, dono del tempo.

1 commento:

Julia ha detto...

Chissà perchè quella strada cel'ho presente... e forse da qualcuno ho preso se in questi caldi giorni d'estate decido di ripercorrerla più e più volte per tornare poi a casa dalla via più lunga.

Giu.