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venerdì 5 dicembre 2008

Applausi


... E intanto la scuola gospel va avanti....E' vero che mi fa un certo effetto, quando verso le 20,30 del lunedì mi domandano, vedendomi uscire: "Dove vai?" e io che rispondo "a scuola"...
Meglio tardi che mai, disse quello! Ma tu guarda se uno si deve trovare a quasi 56 anni a fare queste cose! E' proprio vero il detto "chi non ha giocato da piccolo, gioca da grande".
Comunque sia, sono contento di questa scelta che ho fatto, e grazie ancora a chi mi ha buttato giù dallo scoglio...o mi ci ha buttato contro, a seconda dei punti di vista.

Adesso siamo tutti emozionati per il nostro primo piccolo concerto. Saremo ospiti di un evento organizzato dal coro "senior", faremo qualcosa insieme a loro, e così potremo rompere il ghiaccio davanti al pubblico senza troppi patemi d'animo, col nostro bel paracadute indossato e stretto. Il Coach, quello arcigno, ci vuole bene, e ce ne accorgiamo.
Ce ne accorgiamo quando ci corregge infinite volte (per quanto mi riguarda io vengo corretto almeno il doppio di infinite volte, sono uno zucchettone! E non mi venite a dire che il doppio di infinito non esiste). Quante cose da sistemare! L'intonazione, il tempo l'impostazione della voce, la pronuncia (io mi esprimo solitamente in tuscanenglish), e aggiungo io, il cuore e la faccia, che si devono sempre ricordare cosa stanno cantando.
E allora le nostre prove sembrano uno spezzatino nel mare in tempesta....onde su, onde giù, interruzioni, correzioni, ripeti, ripeti, tanto che a volte ti domandi se stiamo tutti parlando la stessa lingua, oppure no....

Per aiutarmi un po', io che sono di coccio, ascolto spesso le registrazioni delle lezioni e qualcosa imparo anche in questo modo, e posso arrivare alla lezione successiva un po' più preparato. Ma c'è un piccolo brano, tra quelli che ho nelle mie registrazioni....
Una sera un paio di lunedì orsono, alla fine di un pezzo, durante il quale il Coach non ci ha mai interrotti, è partito, tra noi, un applauso spontaneo, un applauso a noi stessi, che ci siamo riconosciuti in quello che avevamo appena cantato, che abbiamo riscaldato il nostro cuore con tutta la passione e l'amore messi nelle nostre voci, con l'impegno, la fatica, le correzioni che ci sono state fatte..... Una gioia. Volevo dire piccola, ma non è vero. Una grande gioia, una felicità che ci siamo raccontati l'un l'altro così, con un applauso. Per un attimo anche il Coach non mi è parso arcigno come al solito, e la sua bocca si è allargata, non per dirci come vanno cantate le "E" e le "I", ma in un sorriso. Ma com'è bello cantare insieme!

domenica 23 novembre 2008

You raise me up


Vabbe', non è tutto perfetto. In me, nella mia vita, nella percezione che io ho di me stesso. Non è tutto perfetto, perchè io uso parole delicate, spesso, e non mi voglio ferire, ho paura di farmi troppo male. Non è tutto perfetto, perchè? Ma cosa, ti pare che tutto sia perfetto intorno a te? No, ma cavolo, io vorrei essere non dico perfetto, ma almeno accettabile. va', nella media.
Parlo con le persone e riesco immancabilmente a far capire fischi per fiaschi, e quando succede, e nessuno parlava di fischi e di fiaschi, ma di cose piu' importanti; e quando vorresti essere una mano tesa, ma dico, mica una mano tesa speciale, una mano che alza i palazzi, nooooo...una semplice mano umana, una mano tesa, un contatto tra persone, poco più di quello che succede quando nella folla sfioriamo l'esistenza degli altri. Una piccola, povera, mano tesa. Perchè noi umani abbiamo questo bellissimo gesto del tendere la mano, che è il principio dell'uscire da se' stessi, molto prima dell'abbraccio, che è vera terapia.... Una mano tesa, perchè io ho bisogno di sentirmi vicino a te, perchè non voglio pensarmi indifferente, chiuso. Perchè tra me e te, chiunque tu sia, si sono passati momenti belli e voglio farti sapere che per me sei importante anche quando non mi fai sorridere, non mi fai cantare.

Ma rimane il fatto che non tutto è perfetto, in me. Allora, quando "penso positivo" dico a me stesso: "ma che fortuna, guarda che grandi margini di miglioramento che hai", ma quando sono giu' mi sento proprio di m..... (non ho contato i puntini).
Non so cosa sia, forse il mio lato scuro (ma ora è un po' troppo che dura) forse non so accettarmi, forse trovo piu' semplice guardarmi dall'alto (dove vorrei essere) e vedermi laggiu' in fondo, piccino....

Di solito vado d'accordo con tutti, mi piace stare in compagnia, anche se non ho grandi argomenti di conversazione, ma alcune persone pian piano sono diventate importanti. Non mi sono mai confidato con nessuno, non ho mai aperto il mio cuore. Ma succede che alcuni abbiano il potere di risollevarmi, con la loro presenza, col loro essere quello che sono, coi "regali " che mi fanno.

Adesso ha preso campo la musica. La sento dentro, e non ho ancora deciso se mi sta mangiando la vita, o se me la sta donando ancora goccia a goccia.
Mi scappa da ridere, quando mi guardo allo specchio, mi sento buffo a pensare che io canto, che io voglio cantare, che mi piace cantare, e tutto il mio cuore se ne va' a spasso mentre canto coi miei amici del coro, o ancor di più, alla scuola gospel, o anche quando sono da solo. Io canto.
Ma ieri, e stamattina proprio prima di decidere per questo post, ho ascoltato Josh Groban che è vero, mi fa piangere, ma di nascosto lo posso ancora fare. Perchè devo recuperare la mia sensibilità, la mia verità, perchè non posso vivere per sempre a rimorchio dei miei amici.
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Questo post vorrebbe dire due cose:
Scusa: a tutti quelli che hanno fiducia in me, e io non ho saputo meritarmela.
Grazie: a tutti quelli che in un modo o nell'altro mi hanno manifestato la loro amicizia, la loro benevolenza, il loro affetto. Non possono immaginare quanto sia importante per me.

martedì 24 giugno 2008

... e portalo anche a Lucca


Bene, ho perso il conto di quante volte sono che provo a scrivere qualcosa sulla trasferta del JoyfulVoices Gospel Choir, "il coro dove vado a far confondere", al Festival Gospel a Lucca (http://www.joyfulangels.it/programma.htm ).
La cosa che più mi ha preso, nei giorni di attesa prima del 14 giugno, è stato il mio personale senso di inadeguatezza, per cui ho scocciato varie persone - Lilla, il Presidente - con queste mie "angosce" . davvero, Nobody knows the trouble I've seen....(non vengo a Lucca; vengo ma non canto...) e poi ho ascoltato lo stesso brano per decine, decine di volte (son duro, lo so) e poi .... dopo aver passato l'ora precedente alla partenza (sembrava una congiura: brutto tempo, piove, non piove, vento, temporale) nella piazzetta davanti alla chiesa di Sant' Ippolito a studiare lo spartito di... non voglio nemmeno dire cosa.... beh, insomma.... alla fine siamo partiti.
E dunque, cos'e' stato per me questo Lucca Gospel Festival?
Strade cercate, palazzi trovati, scale salite, sorrisi e strette di mano dati e ricevuti, scale discese (abbiamo pensato che qualcuno ci facesse fare tante scale per farci perdere il fiato e fare brutta figura) acqua presa, tutti i Joyful, sole preso, musica che rimbomba, Leonardo, sound check imprevisti, messa gospel, cantare, cantare, concorso, torna indietro al parcheggio dove hai lasciato il portafogli in bella vista, pizza, amici,
Alessio, cerca San Frediano, amici, amici, stradine di chissa' dove sono, spogliatoi improbabili, porte che sbattono, auspici un po' troppo forti, lacrime e commozione, gioia, allegria, tranquillità improbabile, amici, ancora amici, wc chimici, wc occupati, senti questi come son bravi, birra, Lilla, bottigliette d'acqua, tuniche, sudore (non so perche' mi sia venuto spontaneo questo accostamento) disguidi (qualcosa deve succedere, no?) vino locale, ostelli della gioventu', direttori di cori, musica estemporanea in attesa,Vijai e company, un Oh, happy day incredibile, Tutti i Joyful, un po' di tristezza.... e poi ti ritrovi in macchina da solo, e forse è una fortuna, e stai tornando a casa nella notte, dopo il concerto di Cheryl Porter. 50 chilometri, e il tempo per ripensare a tante cose, a tirare due somme, anzi, una sola: Sei felice? Sì, sono felice.
Non so se riesco ad enumerare le cose poer le quali sono felice. Forse per tutte quelle che ho scritto sopra, un lungo elenco, e anche perchè il coro col quale ho l'onore di cantare ha fatto una buona figura, direi davvero buona, per quanto stare da questa parte del coro non aiuta molto a capire. Vorrei aggiungere anche che (e questo non dipende solo dai Joyful di Prato) che ho trovato un clima molto bello, di amicizia, di condivisione. Mi è parso non di competizione, sinceramente, anche se certamente ogni corista, ogni coro, ogni direttore, hanno dato il meglio di se' stessi.
Dunque, cosa rimane da fare? Chiarito il fatto che mi rendo conto di non aver esaurito il tema, di dovermi rifugiare in un inventario che è freddo, solo perche' su ciascuna voce ci sarebbe da scrivere e scrivere, e io non ne sono minimamente capace, e vorrei che nessuno prendesse questo fatto come una ingiustizia nei suoi particolari confronti, vorrei che ciascuno accettasse il mio sincero GRAZIE per tutto cio' che e' stato. Tutti. Leonardo, Alessio, ogni corista, e poi quelli che hanno permesso questa esperienza, e coloro che abbiamo incontrato, quelli coi quali abbiamo cantato notte e giorno, quelli coi quali abbiamo battuto le mani a tempo, quelli coi quali abbiamo applaudito, pregato, ascoltato.
Grazie a tutti voi che avete portato il vostro cuore a Lucca.
Grazie, che mi avete portato con voi.